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1° DICEMBRE 1923, ORE 7 E 15

A partire dal mese di ottobre del 1923 forti e ininterrotte piogge riempirono i bacino della diga del Gleno, da poco edificata in Val di Scalve. A novembre iniziarono a verificarsi le prime perdite d'acqua e infine, il 1° dicembre 1923 alle 7 e 15, la diga crollò, portando via con sé le 356 e più vite del Disastro del Gleno.

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“Non avevo mai sentito un rumore del genere. Come un terremoto, ma forte, forte, forte”

La storia del Disastro del Gleno è inserita nel percorso di Realtà Aumentata WALKING WITH CULTURAL HERITAGE. Scarica la app "Be AR", utilizzando i link o i QRcode dell'immagine che trovi qui sotto, poi punta le icone e scopri il resto della storia.

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IL DISASTRO DEL GLENO

Il 22 ottobre 1923, a causa di forti piogge, il bacino della diga del Gleno si riempì per la prima volta. Tra ottobre e novembre si verificarono numerose perdite d'acqua dalla diga, soprattutto al di sotto delle arcate centrali, che non appoggiavano sulla roccia. Infine, il 1º dicembre del 1923 alle ore 7:15 la diga crollò.
Sei milioni di metri cubi d'acqua, fango e detriti precipitarono dal bacino artificiale a circa 1.500 metri di quota, dirigendosi verso il Lago d'Iseo. Quarantacinque minuti dopo il crollo della diga la massa d'acqua raggiunse il Lago d'Iseo. I morti furono ufficialmente 356, ma i numeri sono ancora oggi incerti. (Il resto della storia lo trovi sulla app!)

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LA FORRA DEL DEZZO

Dallo sperone roccioso su cui sorge il Castello di Gorzone si scopre, attraverso un precipizio, la forra del Dezzo, caratterizzata da rive a strapiombo tipo canyon.
Il fiume Dezzo sorge nel Comune di Schilpario e sfocia nel fiume Oglio a Darfo Boario Terme. Estese foreste risalgono le strette forre del torrente Dezzo per raggiungere le pendici dei ripidissimi massicci calcarei tra cui spicca il Gruppo della Presolana. Poco prima di entrare in territorio bresciano la valle si trasforma in una forra stretta e profonda. Questo tratto di circa 400 m è particolarmente suggestivo in quanto scavato nella roccia viva di una forra, percorsa dall'impetuoso torrente Dezzo e serrata tra due pareti rocciose dalle quali scendono numerose cascate. La forra è resa particolarmente unica anche grazie alla sua posizione solitaria, che le permette di conservare nel tempo le sue tipicità ambientali anche grazie all'impossibilità di raggiungerla a piedi.