Franca Ghitti è stata la più grande artista contemporanea della Valle Camonica. Dal suo incontro con i maestri del ferro della sua terra - avvenuto tra gli anni '70 e '80 - ha incominciato a scrivere un nuovo discorso artistico, unendo le lettere di un nuovo alfabeto. Queste lettere erano gli scarti di produzione dei fucinieri camuni.
Io non credo alle improvvisazioni. Non ammetto che ci sia una scultura senza un background culturale, senza uno studio approfondito. E qui occorre tempo. Occorre che si arrivi quasi alla vecchiaia per capire queste cose e per farle.
Franca Ghitti e le sue opere sono inserite nel percorso di Realtà Aumentata RANDOM WALKS. Scarica la app "Be AR" utilizzando i link o i QRcode dell'immagine che trovi qui sotto, poi punta le icone e scopri l'universo artistico di Franca Ghitti!
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FRANCA GHITTI
Franca Ghitti nasce a Erbanno, in Valle Camonica. Studia all’Accademia di Brera a Milano, frequenta a Parigi l’Académie de la Grande Chaumière, a Salisburgo il corso di incisione diretto da Oskar Kokoschka.
Nel 1963 partecipa alla fondazione del Centro Camuno di Studi Preistorici e si avvicina allo studio delle mappe incise sulle rocce della Valle Camonica, inventando su tavolette di legno, con reti metalliche e chiodi, le sue prime Mappe.
Realizza negli anni Sessanta le prime sculture in legno (Vicinie, Rogazioni, Litanie) proponendosi di definire fin da allora un’immagine dello spazio che abbia anche una dimensione del tempo e della storia. Recupera legni usurati, avanzi di segheria, chiodi, per evocare la presenza di una cultura intessuta di elementi costanti e ripetuti: è già un lavoro di mappatura antropologica.
I viaggi e i contatti con molte culture tribali le chiariscono il valore dei codici formali come sedimenti, “altri alfabeti” lasciati dalle comunità e dalle strutture sociali. Da qui anche l’esperimento di cartografie basate sulla topologia con la presenza organizzata di materiali locali (soggiorno a Wamba e Loiengalani sul Lago Rodolfo nel 1969). Rientrata in Italia, lavora il legno e il ferro, non interromperà mai la sua ricerca attorno ai linguaggi ormai emarginati, legati alle vecchie tradizioni di lavoro nei boschi e nelle fucine.
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CHIESA DI SAN GOTTARDO
Inizialmente intitolata a Santa Caterina, la piccola chiesa sorse accanto al palazzo dei Federici, probabilmente come cappella gentilizia. Una ricostruzione settecentesca ne cambiò la struttura e l’intitolazione, preservando tuttavia, sotto gli intonaci del presbiterio, alcuni affreschi quattrocenteschi. Tali dipinti affiorano ora in precarie condizioni, che ne rendono urgente il restauro. Qui Franca Ghitti realizzò nel 2010 l'installazione l'Ultima Cena.
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TRE ALBERI - CIMITERO DI ERBANNO
Nell'antica cappella di San Martino, che si trova nell'antico cimitero di Erbanno, Ghitti ha collocato tre sculture-albero di intensa drammaticità: Albero ferito, Albero chiodato, Albero croce. Sui tronchi sono incavati solchi regolari e ripetuti, che evocano l’ordinata organizzazione di una comunità, nelle sue forme di lavoro e nelle sue regole sociali. Ciascun albero è diverso e tutti sono feriti da lamine o chiodi conficcati, a esprimere una sofferenza che dialoga con la drammatica Crocifissione quattrocentesca affrescata sul fondale della cappella e con il dolore delle vite di chi è sepolto nel camposanto e di coloro che li hanno pianti.